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GRETA - BMW R100  "RENNSPORT REPLICA"

 
Look d'epoca ma prestazioni e affidabilità moderne per una boxer cafe racer realizzata "a la carte"

di Fabrizio - Classic Farm Motorcycles (BS)


Quando chi commissiona una special e il "tuner" incaricato della costruzione hanno idee simili in fatto di trasformazioni, il risultato solitamente trascende il consueto rapporto meccanico-cliente. Spogliata dagli orpelli plasticosi, questa R100 mischia in modo quasi commovente il sapore cafe racer anni sessanta a misurate "citazioni" riprese dalle BMW da corsa. Materiali, trattamenti e attenzione ai dettagli tipici delle motostoriche, fanno passare inosservati i miglioramenti apportati alla ciclistica, che una volta in sella risultano però decisamente avvertibili, complice anche la drastica riduzione del peso. Uscita dallo stabilimento di Monaco nel 1998, questa boxer ha visto succedersi cinque proprietari, per rinascere sette anni dopo, quando è arrivata nelle mani di un apprezzato chef piemontese, trapiantato a Milano per motivi professionali.




BMW R100 - la base di partenza


Con ben chiaro in testa quello che voleva, Fabrizio, per gli amici il "Puetta", si è recato al Bike Expo di Padova, alla ricerca di un elaboratore che fosse in grado di  concretizzare i suoi desideri senza incorrere in forzature di cattivo gusto. In mezzo a chopper rutilanti di cromature, in un minuscolo stand spiccavano dei pregevoli restauri di sportive anni settanta, ma ad attirare la sua attenzione è stata sopratutto una grintosa special su base Guzzi. Chiedendo maggiori informazioni, ha scoperto che oltre a portare il suo stesso nome, in fatto di moto l'autore aveva gusti molto simili ai suoi. Rassicurato, a questo punto Fabrizio (lo chef) si è limitato a dettare al team della Classic Farm quelli che avrebbero dovuto essere i temi fondamentali della trasformazione. Esteticamente, la cafe racer avrebbe dovuto essere un misto fra una Triton e una BMW da corsa degli anni cinquanta. Dal punto di vista tecnico, invece, le doti richieste erano leggerezza, frenata da paura, accelerazione generosa e, curiosamente, scarichi performanti ma in grado di passare inosservati da parte dei tutori dell'ordine. Su un punto poi il committente era stato categorico, oltre che affidabile quanto un prodotto di serie, la special avrebbe dovuto essere talmente curata nei dettagli da far dubitare anche il più incallito biemmevuista di trovarsi di fronte non ad una moto recente, ma piuttosto a una d'epoca. Per elencare i pezzi scovati da Fabrizio (il preparatore) con pazienti ricerche sui banchi dei mercatini o le componenti che ha dovuto costruire appositamente, ci vorrebbero parecchie pagine. Basta dire che dopo un mese di lavoro, di originale sono rimaste in pratica solamente le ruote, il blocco motore e la parte centrale del telaio. Tra le modifiche più evidenti, la struttura sottosella in leggeri e robusti tubi di acciaio al cromo-molibdeno, il cui disegno si ispira alle vecchie boxer "barra cinque", che va ad imbullonarsi agli attacchi originali.












Per la sella, nel cui codino è celato un vano portaoggetti, è stata realizzata una scocca metallica, poi affidata alle abili mani di Patty per il rivestimento Manx-style, caratterizzato dal "piping" in colore contrastante. Il serbatoio, che presentava diverse ammaccature, è stato rimodellato, verniciato in nero con filetti e dotato di fiancatine cromate. Il fissaggio avviene ora mediante una classica cinghia in cuoio posta nella parte posteriore, mentre l'antiestetico tappo in plastica è stato sostituito da uno tornito dal pieno da una barra di ergal, munito di valvola di sfiato per i vapori della benzina. La raffinatezza di questo componente, oltre che dalle targhette in ottone con inciso il nome del costruttore e la nostalgica definizione "Rennsport", è sottolineata dal fatto che può essere aperto solo per mezzo di una chiave speciale, che va ad inserirsi in due fresature praticate nella parte superiore.









Un notevole contributo all'effetto "oldtimer" deriva dal gran lavoro svolto nella parte centrale della moto, con l'eliminazione della cassa filtro, lo spostamento della batteria in un contenitore in alluminio posto sotto il cambio e la razionalizzazione dell'impianto elettrico. Da notare come, solo per sostituire i devioluci e i pulsanti delle frecce integrati nei comandi, con delle repliche di quelli usati degli anni settanta, a Marco siano serviti due giorni di lavoro. Sfruttando dei cablaggi originali BMW, va tuttavia sottolineato  come anche questa modifica, al pari di tutte le altre apportate alla moto, risulti agevolmente reversibile. L'adozione di un manubrio regolabile ha reso l'assetto di guida decisamente  versatile, mentre pedane artigianali in ergal e comandi a pedale alleggeriti garantiscono un look corsaiolo, accentuato dai fori praticati nei supporti dei silenziatori. Lo sgraziato terminale singolo originale è stato spodestato da due bei tromboni con cono e controcono, realizzati in acciaio inox e poi saldati da "Gigi the welder". Una volta levigate con cura certosina tutte le giunzioni, per ottenere una finitura "d'epoca" gli scarichi sono stati sottoposti a spazzolatura fine e poi nichelati. Il medesimo trattamento galvanico, ma preceduto da una sabbiatura, è stato applicato al supporto del faro anteriore. Privato dell'antiestetica copertura in plastica, alleggerito da generose fresature e posto in posizione più avanzata mediante distanziali in ottone, quest'ultimo accessorio risulta praticamente irriconoscibile. 









A proposito dell'ottone, è evidente l'amore di Fabrizio (il tuner) per questo materiale, utilizzato per il fissaggio di numerose componenti allo scopo di  accentuare l'aspetto "antico" della moto. Osservando la moto si scoprono delle vere e proprie "chicche", come il manettino dell'aria fissato sul lato sinistro del motore: un originale Magura per BMW degli anni cinquanta. Direttamente dai mitici "fifties" sembrano arrivare anche il parafango anteriore, che invece è "fatto in casa" in vetroresina, e i minimali supporti tipo Triton, tagliati a mano e modellati da una lastra in alluminio. Al retrotreno, oltre al parafango in acciaio inox dal quale fa capolino l'evocativo tubo di sfiato del motore, troviamo un classico fanalino Lucas dal supporto modificato. Artigianale anche il  cruscotto, che ospita il contagiri ruotato in stile "racing", il pulsante dell'avviamento e una serie di spie le cui funzioni sono evidenziate da minuscole targhette in metallo smaltato con scritte in lingua tedesca.









Lasciando ai lettori più attenti il compito di individuare altri dettagli estetici, passiamo alle modifiche apportate per migliorare le caratteristiche dinamiche. Oltre al comando gas sdoppiato Tommaselli Daytona, troviamo una pompa freno di provenienza Ducati. Grazie anche ai condotti freno aeronautici, questa consente "staccate" ben più autorevoli rispetto all' originale Magura integrata all'acceleratore,  che in abbinamento con le pinze Brembo a doppio pistoncino risultava tuttalpiù adeguata all' impiego  turistico. Anche il reparto sospensioni ha subìto una messa a punto finalizzata a un incremento delle prestazioni nella guida sportiva. In quest'ottica, pochi giorni dopo essere stata fotografata, la Rennsport Replica è stata dotata di due voraci Dell'Orto da 40 millimetri e di un paio di Pirelli Diablo Corsa. Ora gli amici di Fabrizio (stavolta parliamo non del creatore, ma del felice proprietario della racer teutonica) durante le tirate sulle strade ricche di curve non devono più aspettarlo, ma inseguirlo in sella alle loro pluricilindriche, spesso di ben più recenti natali.









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