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C A R L O    V I S T O     D A     R I C C A R D O     Z A F R E D





RICCARDO ZAFRED racconta CARLO TALAMO

Ciao Sandro, sono stato amico di Carlo, amico vero senza interesse alcuno. Eravamo uniti da una grande passione: le motociclette e le corse ed in particolare il motocross. Dall'inizio del 1973 al 1977/78 abbiamo condiviso molto di noi stessi, poi il mio cambio di categoria nelle corse (e quello che era solo un gioco divenne la porta d’entrata nel mondo dei professionisti) e la partenza di Carlo verso Milano ci divise.

Conobbi Carlo agli inizi del 1973 quando aveva 21 anni (lui del ’52 ed io del ’54). Frequentavamo gli stessi posti a Roma, in particolare Piazza Euclide, pur avendo amici diversi. Due anni di differenza sembrano pochi ma al tempo dividevano molto più di quello che poteva sembrare. Ci siamo frequentati fino alla fine del 1977, l’anno prima che si trasferisse a Milano.

Siamo stati amici, intensamente amici in un lasso di tempo breve, ma una amicizia non si misura con il tempo, bensì credo con la autentica genuinità e lo scambio interpersonale che vi è stato fra di noi. Eravamo ambedue ragazzetti in casa dei genitori. Ricordo che non andammo mai a cena scambievolmente nelle nostre abitazioni, non perchè non ci andasse, solo ed unicamente per non dover chiedere ai genitori il permesso per fare anche una cosa del genere. Bisognava chiedere ed attendere un responso positivo. Anche queste cose dividono un giovane ragazzo da un uomo…

All'inizio della nostra amicizia stava con una ragazza sua coetanea (o più grande non ricordo bene) di nome Paola che aveva un vespino azzurro\violetto a faro tondo, non lo special bianco delle parioline fighe. Ci rimase insieme parecchio, credo fino alla fuga da Roma. Prima di ciò lo si incontrava sempre con lei, magari il sabato notte davanti il bar Euclide a bordo della Mini. Paola non era  bellissima ma era dedita a lui in toto, sempre accanto dovunque.

Carletto era così diverso dagli standard che era fighissimo e stava bene dovunque ci intrufolassimo. Se entravamo in una festa di sconosciuti in pochissimo tempo avevamo da noi persone nuove che facevano amicizia volentieri, eravamo una coppia di amici da combattimento.... Una volta sempre con il Mini ci fermammo sotto l'indicazione Talamone (un paese di mare in provincia di Grosseto) e con una  macchinetta di una ragazza che l’aveva scordata in auto il giorno prima, gli scattai un paio di foto che poi sono rimaste a Carlo. Le ho riviste poco dopo e poi mai più. Chissà dove stanno Talamo e Talamone! Purtroppo non ho altre foto: eravamo giovani, scapestrati e pensavamo di poter ripetere tutto quando volevamo. Eravamo i padroni della vita e del tempo stesso. Dicevamo “le foto le facciamo domani”, domani era sempre domani e non le abbiamo fatte mai, peccato.

La cosa che ci univa come nessun altro era il motocross e le gare della specialità alle quali avevamo iniziato a partecipare da poco. Andavamo ad allenarci a Passo Corese sul famoso crossdromo internazionale in provincia di RI. Abbiamo cominciato a correre in modo saltuario nel 1973, per diventare “piloti impegnati” dall'anno successivo in poi.

Ai primi tempi il buon Carlo aveva il suo “Mini Travel” rosso dove caricare la moto. Si trattava di una vecchia Mini datata alla quale Carlo aveva apportato un bel po’ di modifiche: l’interno era personalizzato con finiture in radica di noce come il cruscotto, il volante ed il cambio. Aperto il cofano era visibile trapianto del motore originale con un Cooper S 1300 che garantiva delle ottime velocità medie in autostrada. Anche il carrello era fatto in casa facendosi saldare la base presa da un vecchio Ape Piaggio ad un altrettanto vecchio gancio traino prelevato da una berlina. Il tutto ovviamente senza documenti… eravamo nei favolosi anni ’70.

Carlo ha sempre corso con il #94 quel numero che era lo stesso con cui iniziava la targa del suo Mini Travel Cooperizzato (Roma 94xxxx). Carlo aveva fatto suo quel numero e fu uno dei primi piloti all'inizio degli anni 70 ad avere un numero suo che lo rendesse riconoscibile.


1974 Carlo Talamo Husqvarna 250
1974 - PASSO CORESE campionato cadetti 250 cc - In sella alla HUSQVARNA 250  con il n#94
Grazie a Riccardo Zafred per la foto - Foto di Marcello Giovannetti




1974 Carlo Talamo KTM 250
1975 - Carlo Talamo n#94 KTM 250 cc sul circuito di Cesi, paesino vicino Terni
Grazie a Riccardo Zafred per la foto - Foto di Marcello Giovannetti





1973 - Con il numero #94 Carlo Talamo in sella alla sua Husqvara. A dx Luigi Luzzi in sella a Montesa
(grazie a Luifi Luzzi per la foto e Riccardo Zafred per la segnalazione)




La foto sopra, scattata a fine 1973 a Passo Corese, ritrae Carlo Talamo e Luigi Luzzi alla prima curva dopo la partenza. La sua Husqvarna monta il manubrio del GUZZI V7 special. Era la nostra fissa lo mettevamo dopo aver visto le motocross artigianali di Romeo Fabrizio che ne montavano uno forse addirittura identico: si guidava meglio perchè era più basso ed in casi estremi non aveva il traversino potenzialmente pericoloso.

Con questo legame superiore, le moto ed in particolare il motocross, molte volte dividemmo avventure belle e meno belle: ci “solarono” in autostrada a Napoli e andammo altre volte insieme in auto a vedere le prove del mondiale di motocross in Italia. Ricordo la prova di Esanatoglia nelle Marche nel 1974, una platea di pubblico enorme, un parcheggio autovetture a perdita d'occhio e polvere… una polvere infinita che sovrastava il luogo dovunque, anche a motori spenti fra una manche e l'altra. Vinse un duro uomo del nord Europa HEIKKY MYKKOLA su Husqvarna 380cc, ci impressionò a tal punto che tutto il viaggio di ritorno parlammo di quest'uomo scolpito nella roccia, un duro e capimmo che difficilmente saremmo riusciti a divenire come lui, uomini ma quasi bestie, dove la moto non era il primo interesse come per noi, ma soltanto un mezzo per guadagnare senza soffrire la durissima vita che lo aveva forgiato. Noi a confronto eravamo due sfigatelli che Mikkola si poteva mangiare in un sol boccone. Però decidemmo insieme che potevamo aprire una nuova strada nel motocross, maggiormente legata all'allenamento ed alla capacità cerebrale dell'andare forte in moto, tipo come nella velocità, anche se sempre motocross.

Nel 1973-1974 la benzina costava cifre accettabili, ma per un ragazzo che non lavorava l'avere il  serbatoio pieno o il dover fare un viaggio era un problema. Ricordo che all’epoca andavamo alle gare dividendo in due le spese di benzina (auto + moto), del albergo ed del ristorante: partivo da casa con 20.000 lire e tornavo dopo tre giorno a casa dai miei  con un resto di 1000-1500 lire! Altri tempi!

Per ridurre le spese di viaggio Carlo inventò il “benzastop”. Per prima cosa bisognava acquistare una tanica in plastica semitrasparente bianca della capacità di almeno 50 litri. Poi ci si accostava a bordo strada e si cercava di fermare le vetture di passaggio di buona cilindrata e marca. A questi, dopo che si erano fermati, gli si spiegava che avevamo finito la benzina e che ce ne serviva un po’ per arrivare da un benzinaio. Alla domanda che tutti facevano “Come fai a prenderla?”gli facevamo vedere il tanicone ed il tubo dicendo una verità: correvamo in moto e per fortuna nel bagagliaio era rimasto l’occorrente per fare la miscela da corsa. Poi si succhiava, però tenendo sempre inclinata su di un lato la supertanica in modo che il succhiato sembrasse meno di quanto non fosse in realtà. Dopo due tre gentili soccorritori avevi il pieno.  Se volevi potevi insistere a rischio però che uno dei donatori ripassasse da quelle parti. Carlo non fu mai beccato da un “donatore precedente”… la fortuna occorre da sempre nella vita!

Io feci una sola volta il “benzastop” più per gioco che per bisogno vero… comunque arrivai a Cortina d’Ampezzo da Roma con due amici, il carrello portamoto e due Simoni 125 cross  con cui io ed un altro amico in comune con Carlo, Luca Giacchetti nipote del  famoso attore Fosco Giachetti, ci divertimmo sul campo da motocross permanente che il comune aveva costruito uscendo di città sulla salita del Tre Croci. Qui Carlo non venne mai: preferiva il mare di gran lunga a differenza nostra che stavamo da re al fresco in montagna.

Carletto era particolare: ogni oggetto usato che acquistava in breve tempo piaceva agli altri. Non stiamo parlando solo di auto, moto o giacche, ma anche di oggetti di poco valore magari inglesi o americani al massimo. Lì infatti gravitavano le sue scelte. Ricordo l’estate del ’75 quando ci vedemmo da una nostra comune amica a S.Marinella: lui girava con una vecchia e bellissima Corvette Sting Ray azzurra metallizzata con gli scarichi credo liberi. La tenne per tutta l'estate, poi la rivendette guadagnandoci sopra. Ricordo anche con una sua Triumph Bonneville che fece quasi moda... le sue scarpette ginniche bianche senza calzini sempre. Insomma aveva un modo di usare, esporre e parlare di questi suoi oggetti che le masse ne rimanevano attratte, piacevano i suoi gusti a tutti. Come poi ho imparato anch'io (che quando mi piace un bene, piacerà ed avrà successo) i precursori sono sempre esistiti, ma il mio amico a differenza mia è riuscito a farne un lavoro che pochi veramente pochi riescono a fare avendo nel dna questo bene immenso.

E' incredibile come una persona possa essere diversa dalla media in alcuni particolari, anche nelle piccole cose che quando però le stai vivendo non riesci a percepire. Con il mio amico Carlo è successo molte volte, ma chiaramente quando succedevano “nel presente” non riuscivi a capire “l’importanza” del gesto ed invece notavo solo qualcosa di nuovo, nulla di più. Ti cito un esempio.

Il 1975 è stato per il motocross un anno particolare, o meglio è stato il principio di un nuovo periodo nato proprio 36 anni fa. Oltre allo stile di guida, anche negli indumenti da gara dei crossisti vi fu un cambiamento epocale. Quando iniziai a correre due anni prima, tutti i piloti -  dai  campioni del mondiale cross all'ultimo dei cadetti regionali - indossavano pantaloni di pelle nera, stivali con lacci lunghissimi e misere magliette aderenti quasi tutte di un giallino smorto con un logo stampato in monocolore nero: tristissimi.



1975 Carlo Talamo Motocross

1975 Carlo Talamo Motocross
1975 - Elenco iscritti campionato Interregionale - Classe 250cc con il #94 troviamo Carlo Talamo, mentre nella classe 125
con il #43 c'è il nome di Riccardo Zafred che ringrazio per questo materiale.




Un giorno Carlo si presentò a correre alla prima prova del campionato interregionale 1975, presso i Prati di Stroncone, con dei pantaloni colorati blu elettrico. Fin li nulla di straordinario, anch'io avevo acquistato l'anno prima dei capi Dainese in pelle bicolori blu davanti e rossi dietro appena fatti fare su misura da questa giovane azienda vicentina.

Ma Carlo si presentò con i pantaloni fatti di un materiale nuovo, chiamato sintetico antistrappo, e solo sulle ginocchia e sul sedere aveva degli inserti in pellame morbido. Personalmente non li apprezzai in pieno: mi sembrò un tantino pericoloso l'uso specie se capitava di cadere sui sassi di talune piste. Invece la storia dette ragione all'imprenditore, e indirettamente anche a Carlo: da quel giorno cominciarono tutti sempre di più a cambiare il materiale dei pantaloni cross, finché in pochissimi anni si arrivò ad averli tutti in materiale sintetico, addirittura senza gli inserti in pelle che Dainese dovette mettere inizialmente per convincere i maggiormente scettici verso i nuovi materiali.

Un altro esempio fu quando Carlo acquistò un furgone Renault Estafette e lo camperizzò in proprio. Carlo se lo costruì da solo per motivi economici e poi al tempo nessuno se ti fermava per controllare se il furgone di un ragazzo in ordine avesse anche la “camperizzazione” sul libretto! Prima di lui nessuno, o quasi, in Italia andava alle gare vivendo 3 giorni in un camper.

Sai di Carlo ricordo una sua forza particolare, lui frequentava e conosceva una Roma bene e non lavorava quasi mai oltre il correre in motocicletta. Ogni tanto, per raccimolare dei soldi, andava a lavorare come aiuto meccanico da Roberto Paoletti nell’officina in via Denza nelle vicinanze di P.zza Euclide. Anche lui correva nella 250 ed apprezzava il carattere di Carlo, il quale, con l'avvicinarsi della stagione estiva andava un paio di mesi a lavorare da Roberto. Ci andava con i jeans Levi’s ed una maglietta e a sera quando staccava passava da noi in Piazza Euclide a fare quattro risate. Durante la giornata produttiva andava in giro a prendere i ricambi che occorrevano e lavorava in officina. Aveva un ottimo rapporto con i clienti del meccanico. Si capiva subito che aveva passione per la meccanica: da ragazzetto metteva le mani nelle vespe, le elaborava, il più delle volte si rompevano ma lui ricominciava a lavorarci sopra.

Ricordo che fu lui a dirmi che la Yamaha 350 stradale nasceva 6 marce, ma l'ultima marcia fu “nascosta” all’ultimo momento dalla casa giapponese. Era un modo per aggirare una normativa italiana che vietava la sesta marcia per motociclette con cilindrata inferiore ai 350cc (… i più maligni dicevano che fu una legge voluta da De Tomaso…). Carlo aveva imparato a ripristinare la sesta marcia: un lavoretto che lui sapeva fare perchè aveva imparato sulla 350 di una nostra comune amica. Che bello quando la 350 tornava ad essere come mamma Yamaha l'aveva progettata e concepita! Anche mia sorella Lea, coetanea di Carlo ne comperò una, era violetta e crema, sconvolgente in accelerazione e logicamente 6 marce già dal giorno dopo l’acquisto.

Insomma Talamo aveva già scritto nel DNA che avrebbe avuto a che vedere per quasi tutta la vita con le moto, cominciò intorno ai 13 anni e le toccò tutta la sua VITA.

Ricordo il primo tentativo di Carlo di inserirsi nella pubblicità motociclistica su giornali del settore. Era l'inizio del 1975 e Carlo aveva appena acquistato il nuovissimo modello KTM 250 CROSS. Ai nostri occhi era una specie di astronave buona per arrivare fino a Marte. Iniziò ad allenarsi e dopo un mese aveva acquistato una notevole confidenza, anche perchè si guidava facilmente rispetto alle moto dell'anno precedente. Era il primo K con molta escursione posteriore e sella alta che ti faceva guidare più sull'anteriore la moto, il principio delle due ruote odierne. Al tempo i piloti italiani senior erano ancora legati ad una guida antica fatta dove ancora si vedevano alcuni fare salti con la moto in verticale e cose del genere… da cadetti degli anni ’60.

A me e Carlo piacevano invece gli americani che guidavano i cross giocandoci e facendo di tutto durante i salti. E così, oltre a cercare di andare più forte possibile, ci divertivamo durante l’allenamento ed in gara a fare i salti con la moto di traverso con il manubrio al contrario ruotato a fondo sterzo. Come i matti americani ma noi eravamo meno bravi…

Una sera ci incontrammo al solito bar Euclide e Carlo, felice come un bimbo ed eccitatissimo, mi fece vedere una foto in bianco e nero in cui lui stava in aria saltando con la moto di traverso ed il solito manubrio  contro ruotato. Era bella, veramente bella, sia lui saltante che la foto stessa che gli aveva scattato un nostro amico comune fotografo poi diventato professionista. La guardammo e riguardammo, era bella di brutto, era da reclame. Ed infatti mi disse che poche ore prima ne aveva spedita una copia per posta all'importatore italiano della KTM  (Arnaldo Farioli). Assieme alla foto Carlo allegò una lettera in cui si presentava e scrisse che se avessero voluto utilizzare la foto per una pagina pubblicitaria (Carlo stava infatti saltando con l’ultimo modello KTM) sarebbe stato volentieri attore non remunerato, chiedeva in cambio solo una piccola scritta “CARLO TALAMO”.

Invece Farioli, uomo bergamasco che credeva poco nella pubblicità ed ancor meno gradiva vedere i piloti giocare con le moto, unto di una serietà che oggi sarebbe fuori luogo non accettò l’invito. Farioli fu leggermente miope e non vide un sistema che poteva funzionare senza spese  aggiuntive rispetto la scarna pagina che utilizzava. O più probabilmente nel 1975 era l'inventiva di Carlo ad essere troppo avanti, tanto è vero che il suo modo di proporre le H-D ebbe bisogno di un minimo di rodaggio anche se poi fu il primo sotto tutti i traguardi di un nuovo modo di esprimere una gioiosa vendita.

Una volta, sempre nel 1975, nella stessa manifestazione, a Passo Corese, vincemmo ambedue le nostre categorie, Carlo la 250 cc ed io chiaramente la 125 cc. Il giorno successivo andammo insieme a portare per una settimana la mia bella coppa dal concessionario Aspes di Roma che mi faceva correre. Quando tornavamo verso casa mia, ci inventammo insieme il soprannome “sua velocità”. Partimmo da “il veloce” per poi passare a “il velocità” fino alla versione finale  “sua velocità”. Che ci apparve fichissimo, come “sua eccellenza”, “sua santità” ecc.

Quel “sua velocità” lo inventammo insieme, un pezzo uno ed infine l'altro a rifinire. Lo inventammo insieme e per non usarlo ambedue per cui decidemmo di giocarcelo a pari e dispari con una serie di regole aggiuntive e ma con mooolte spiegazioni sulla vittoria. Quando eravamo sicuri ci giocammo il risultato, vinsi io e Carlo lo accettò di buon grado e da quel giorno fui “sua velocità”. Alcune volte lo scrissi sul plexsiglass del cupolino delle moto da velocità o fui soprannominato così da amici che sapevano la storia di questo soprannome vinto a pari o dispari ad un amico, Carlo, con cui lo plasmammo insieme. Credo che sia questo il vero motivo per cui tutt'oggi provo piacere ad essere chiamato da un amico “hei, sua velocità aspettami che andiamo insieme…”. Quel “sua velocità” è tutt’oggi un ricordo permanente di un amico che non c'è più da tempo.

Nel 1977 l’allora venticinquenne Carlo Talamo decise che era finito il suo tempo di bighellonare con gli amici di Piazza Euclide e doveva iniziare a fare qualcosa di vero, da adulto. Era finito il tempo dei giochi, o meglio stavano per cambiare i giochi di tutti noi, ma non sapevamo ancora come e quando, c'era solo la decisione del cambiamento, quella sì… c’era. E così partì da Roma per cercare fortuna a Milano.

Quando penso a Carlo ancora non mi sembra possibile che proprio a lui, uno che sapeva andare in moto in tutte le situazioni, abbia guardato da una altra parte per un attimo e subito sia accaduto l'impossibile.

Vorrei ricordare ancora un pensiero sul mio amico Carlo, quando iniziò l'avventura H-D ed andò velocemente in crescita, molti si stupirono, tutti rimasero allucinati all'approccio delle sue pagine personalissime sui mensili del settore moto, tutti TALAMOPENSIERI normali per noi che lo conoscevamo da tanto, ma mai visti per la massa.


Ricky “sua velocità” #19

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